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Costantino Scouteris

Come l'ortodossia concepisce la tradizione

Simposio Christiano, Edizione dell'Istituto di Studi Teologici S.Gregorio Palamas Milano, 1985. Traduzione: Archimandrita Timotheos Moschopulos /Laura Giamporcato


Νοn c'è dubbio che viviamo in un mondo tragico, in un mondo che marcia senza vedere in definitiva il termine di questo suo cammino, un cammino che sembra non porti da nessuna parte.

Α questo nostro mondo, incatenato alla sua vanitΰ, la Chiesa rivela un'altra via, proponendo il proprio modo di esistere. D'altronde Cristo non disse «io sono la strada?». Cosμ al dramma della storia dell'uomo la Chiesa contrappone il proprio essere, la propria vita. «E la vita si θ manifestata, e noi abbiamo visto, attestiamo e vi annunziamo la vita eterna, che era presso il Padre ed θ apparsa a noi» (Ι Giov. 1, 2). Nell' incertezza della vita contemporanea la Chiesa si eleva come la sola possibilitΰ per una vita autentica. La Chiesa viene nel mondo come «mondo nuονο», come «creazione di un altro mondo». (1) E' evidente che quandο parliamo di Chiesa non intendiamo parlare di alcun organismo sociale terreno, e neanche di alcuna associazione umanitaria che abbia come interesse il migliorare moralmente la vita degli uomini. Chiesa θ il corpo vivificante del Cristo Teantropo, θ il Cristo stesso trasmesso ed esteso nei secoli. Ιn ultima analisi cioθ, quando parliamo di Chiesa intendiamo la tradizione della vita. «Come dunque avete accolto Cristo Gesú il Signore, in lui vivete, radicati ed edificati in lui e rinforzati nella fede come vi era stato insegnato, progredendo in azioni di grazie. Badate che alcuno non abbia a essere il predatore vostro, per mezzo della filosofia e di un vuoto inganno, secondo la tradizione degli uomini, secondo gli elementi del mondo e non secondo Cristo». (Col. 2, 6-8).


UNITA' DI CHIESA Ε TRADIZIONE

Tradizione e Chiesa non sono semplicemente concetti paralleli, ma realtΰ sostanzialmente collegate l'una all'altra. Νοn possono nθ venir confuse nθ separate, esistono unite l'una all'altra senza venir amalgamate tra loro. Ιn un senso la Chiesa θ Τradizione, e la Tradizione a sua νolta viene intesa come coscienza della Chiesa. Ε' dunque impossibile parlare di Tradizione senza parlare allo stesso tempo di Chiesa. La dottrina che riguarda la Tradizione e l'ecclesiologia, ο meglio il cuore dell'ecclesiologia. Qui Tradizione θ il Cristo, che come dice Ρaοlο, noi abbiamo «ricevuto», e questa Tradizione appunto θ l'antitesi della «tradizione degli uomini secondo i principi del mondo e non secondo Cristo».

Quando diciamo che Tradizione θ il Cristo, intendiamo che la Chiesa si rapporta al Cristo e attraverso il Cristo al principio sovrano di Dio Padre, alla fonte dell'unitΰ trinitaria ed ecclesiastica.

«Un solo corpo ed un solo Spirito, come in un' unica speranza siete stati chiamati: un solo Signore, una sola fede, un solo battesimo; un solo Dio e Padre di tutti, colui che θ sopra a tutti e per tutti e in tutti» (Ef. 4, 4-6). Cosμ arriviamo alla fonte dell'unitΰ della Chiesa, alla fonte della Tradizione, alla causa di ogni dono. (2).

Nella vita della Trinitΰ sopra-essenziale e principio di vita, il Padre, la sola causa e l'unico principio delle ipostasi (3), consegna se stesso alle altre due Persone divine, generando il Figlio e causando la processione dello Spirito Santo. Dovremmo intendere questa consegna (paradosis, tradizione) come la comunicazione dell'intera divina essenza, del Padre al Figlio e allο Spirito Santo, come cioθ uno svuotamento (kénosis) completo del Padre. Qui la supremazia viene intesa come l'estremo limite dell'amore, come consegna del Padre a favore delle due altre persone. A questo slancio di amore paterno, il Figlio e lο Spirito Santo corrispondono. Νοn si appropriano di questo amore del Ρadre con una «rapina» (Filipp. 2, 6), ma a loro volta offrono la loro esistenza e la loro vita al Padre allο stesso modo con amore. Questo scambio si esprinιe come obbedienza assoluta al volere del Padre. (4) Ιn modo analogo, anche nella Chiesa che e l'immagine e il riflesso della vita del Dio Trino, il Figlio consegna se stesso per la vita del mondo (Giov. 6,51). Ε anche qui c'è una sovrabbondanza di amore e di offerta. La coιιsegna nell'amore. «Infatti Dio ha talmente amato il mondo da dare il suo Figliuolo unigenito» (Giov.3,16). L'obbedienza assoluta del Figlio verso il Padre porta allο svuotamento (kénosis) del Figlio. all'umiliazione a favore della salvezza del mondo. Αllο stesso modo anche lo Spirito Santo «ha preso dimora nel mondo» per essere un testimone costante della verità (Giov. 15,26). Procedendo dal Padre e inviato attraverso il Figlio, lο Spirito Santo continua l'opera di Cristo nella storia, come Consolatore degli uomini.

La discesa dello Spirito Santo, intesa come consegna (trαdizione) e dimora nel corpo della Chiesa, assicura la conservazione della verità e della nuova vita. Lo Spirito Santo si consegna alla Chiesa, non discende ripetutamente sulla terra, ma vi rimane ed abita nella Chiesa storica. La Pentecoste non è un evento appartenente al passato, ma υη continuo presente nella vita della Chiesa, una realtà universale che abbraccia la Chiesa e mantiene la sua viva immagine di eternità nella storia del mondo.

Così tanto nei rapporti con le tre ipostasi divine quanto nei rapporti con la Chiesa (che e l'immagine della comunione trinitaria), l'amore di Dio si manifesta come consegna (tradizίone), come un'effusione ininterrotta. Dio Padre consegna se stesso a favore delle due altre persone divine. Ιl Figlio per amore diventa uno di noi e consegna se stesso al genere umano. Infine il Paraclito dimora nel corpo della Chiesa fino alla consumazione dei secoli, continuando l'opera del Figlio nel mondo.

RIVELAZIONE Ε TRADIZIONE La dimora dello Spirito Santo nel cοrpο della Chiesa significa che la Chiesa conserva la verita e la rivelazione, come appunto un corpo vivente conserva la propria anima. La Rivelazione, il cui punto culminante, comc e noto, é la Pentecoste, costituisce il fattore primario della vita della Chiesa. La Chiesa vive poiché possiede la Rivelazione, e la possiede appunto per esistere. In ultima analisi pero quando diciamo che la Chiesa possiede e conserva la Rivelazione intendiamo che la Chiesa possiede e conserva la Tradizione, perché la Rivelazione e Tradizione e diventa Tradizione nella Chiesa. Ε' Tradizione perché appunto é stata trasmessa nel Cristo e nello Spirito Santo, e diventa Tradizione perché la Chiesa la conserva nel corso della storia come forza di vita. In altre parole, Tradizione e l'ininterrotta esistenza della Rivelazione nella Chiesa. Ε' la forza interiore e coesiva della Chiesa. Attraverso la tradizione la Chiesa si conserva viva e immιιtata, molto semplicemente perché solo nella Tradizione esiste il messaggio autentico della Rivelazione e solo attraverso la Tradizione la vita della Chiesa è sempre presente in ogni momento storico.

La Chiesa dall'inizio della sua esistenza fino ad oggi è consapevole, con la stessa intensità sia oggi che all'inizio, della presenza di Cristo e del Paraclito. Così la Chiesa dal primo momento della sua vita fino ad oggi vive ed esperimenta la Rivelazione e continuerà a viverla per sempre poiché « le porte dell'Inferno non prevarranno contro di essa », (Matteo 16, 18). Questo vivere e rivivere della Tradizione nella Chiesa, questo continuo presente della Rivelazione che viene realizzato attraverso la Tradizione, costituisce la vita vera della Chiesa : il Vangelo « che abbiamo accolto, in cui rimaniamo saldi, per il quale anche siamo stati salvati» (Ι. Cor. 15, 1-2). La Tradizione è di conseguenza la certezza che quanto noi oggi possediamo non è sospeso nel vuoto, ma si collega organicamente con la vita di Cristo e con ciò che hanno ricevuto gli Apostoli. Ιn altre parole, la Tradizione assicura l'eternità, la continuità nel tempo e l' università del Vangelo, che vive nella Chiesa si diffonde nel mondo come messagio di salvezza.


TRADIZIONE ED EPOCA PRESENTE

Qui dovremmo dire che la Tradizione non è semplicemente la voce del passato, è piuttosto la voce dell'eternità. La Tradizione non e una specie di archeologia sacra ο un riferimento all'esperienza del passato. Ιl valore e il senso della Tradizione non stanno nel fatto che essa si basa su una autenticità storica esteriore, ma sul fatto che è basata sull' inalterabile voce della Rivelazione, voce che rimane viva in tutte le epoche. Così fedeltà alla Tradizione non significa semplicemente riconoscimento del passato storico, ma significa accettazione in umiltà della parola di Dio. Tradizione dunque non è soltanto testimonianza della storia, assenso alla vita del passato; in primo luogo è il riferimento alla verità che è stata manifestata in Cristo e che nella Chiesa si conserva a nello Spirito Santo. Padre Giorgio Florovsky ce lο spiega molto bene quando dice : « La Tradizione non è un principio che lotta per ripristinare il passato utilizzandolo come norma per il presente. Questo concerto di Tradizione viene respinto dalla storia stessa e dalla coscienza della Chiesa. La Tradizione è autorità ed autenticità nell'insegnamento, potestas magisterii, diritto di testimonianza della verità. La Chiesa porta la testimonianza della verità, non in forza di avvenimenti ricordati o per parole che altri hanno detto, ma per la sua stessa vita, per l'esperienza ininterrotta, per la sua universale completezza. Questa è la «Tradizione della verità», traditio veritatis, della quale ha parlato Sant' Ireneo. Secondo lui la Tradizione è legata al charisma υeritatis certum; «l'insegnamento degli Apostoli» è per S. Ireneo non tanto un esempio che dovrebbe restare immutato, che dovremmo ripetere ed imitare, quanto una vita perpetua, una fonte di vita e di ispirazione sempre colma, inesauribile. La Tradizione è la permanenza stabile, la dimora costante dello Spirito ε non solo un ricordo di parole. La Tradizione non è un principio storico ma carismatico» (5).

La Tradizione come avvenimento carismatico, come ininterrotta manifestazione della parola di Dio nello Spirito Santo in ogni tempo, non è qualcosa di distante, qualcosa che deriva dalla storia e che per scoprirla si deve tornare indietro di secoli, ma è una realtà estremamente contemporanea, appunto come i frutti dello Spirito (« amore, gioia, pace, pazienza, benignità, bontà, longanimità, mitezza, fede, moderazione, continenza, castità» Gal. 5, 22-23).

La Tradizione è sempre presente, qui e ora. Ε' sempre aperta per abbracciare il presente ed accogliere il futuro. Come la Chiesa in ogni tempo accoglie nuovi membri, allo stesso modo anche la Tradizione è tangibile ed autentica in ogni epoca, semplicemente perchè la Chiesa è portatrice vivente della Tradizione.

La contemporaneita della Tradizione si basa sulla presenza continua del Cristo nella Chiesa e sulla certezza che guida della Chiesa Cristiana è lo Spirito Santo. Ιl Patriarca Dositheos di Gerusalemme nella sua «Confessione» (1672) scrive : «Noi crediamo che la Chiesa Cristiana viene istruita dallo Spirito Santo. Infatti questo e il vero Ρaraclito che Cristo ci porta avendolo ricevuto dal Padre, per insegnare a ciascuno di noi la verità e scacciare l'oscurità dalla mente dei fedeli. L'insegnamento dello Spirito Santo pero non dà gloria alla Chiesa in modo diretto ma attraverso i Santi Padri e coloro che dirigono la Chiesa Cristiana».(6) La negazione dell'importanza della Tradizione è in sostanza negazione dell'opera dello Spirito Santo nella storia e contestazione dei suoi carismi. Rifiuto della Tradizione significa in ultima analisi rifiuto della Chiesa come corpo di Cristo e come ricettacolo dello Spirito. Se contestassimo il fatto che la Tradizione ha una enorme importanza in οgni momento della vita della Chiesa, se cioè negassimo che la Tradizione e l'immagine della natura universale e continua nel tempo della Chiesa, allora degraderemmo la Chiesa, trasformeremmo la sua teantropia [Nota del traduttore: Teantropia= carattere divini-umano] in una semplice società, di uomini che si basa esclusivamente e solo su misure umane. Rifiutando la Tradizione è come se ammettessimo che la Chiesa è stata abbandonata dal Cristo che le sue parole «ed ecco io sono con voi tutti i giorni fino alla fine del mondo» (Matteo 28,20) e «io pregherò il Padre ed Egli vi darà un altro Paraclito, perché rimanga in eterno con voi» (Giov. 14, 16) costituissero alla fine un inganno. Ammettendo oggi di poter capire ed interpretare il Vangelo basandosi esclusivamente sulle nostre forze, sul nostro talento e sulla nostra esperienza, facendo a meno della Tradizione, priviamo la Chiesa del Cristo, dividiamo il corpo dalla testa, la priviamo dello Spirito che genera la vita, lasciando libero cosi il Vangelo ad ogni parere individuale ed ai capricci illegittimi della nostra soggettività.

Ι Patriarchi Ortodossi dell'Oriente nella nota Enciclica del 1848 descrivono con semplicità ma anchee con completezza teologica questa viva continuita della Tradizione : « Perché la nostra fede fratelli, non ci viene dagli uomini né attraverso l'uomo, ma attraverso la rivelazione di Gesu Cristo, che gli Αpοstoli hanno predicato, che i sacri Concili Ecumenici hanno mantenuto, che saggi grandi Maestri dell'ecumene hanno tramandato per successione e che è stata confermata dal sangue versato dai santi Martiri. Manteniamo pura la confessione che abbiamo ricevuto». (7) Non possiamo negare la vita della Chiesa, questa «catena ininterrotta» che caratterizza il «sacro recinto della Chiesa», nel quale tutto il gregge ortodosso pascola» (8) e la cui porta è il Cristo.


TRADIZIONE Ε IL POPOLO DI DIO

Àlla donιanda «come possiamo controllare la genuinità della Tradizione» i Patriarchi dell'Oriente nella stessa Enciclica risponderanno : «difensore della religione è il cοrpo stesso della Chiesa, cioè il popolο stesso».(9) Ιl popolο di Dio preso nel suo insieme ha un senso spirituale con il quale può controllare se e quanto le nostre azioni e le nostre predicazioni sono in allineamento con la vita e con la parola della Chiesa universale. Così la Tradizione è protetta da tutto il corpo ecclesiastico. La gerarchia della Chiesa insegna, interpreta cioè la Tradizione e tutto il popolο dichiara fedeltà alla Tradizione. Abbiamo qui una reciprocità interiore. Ι maestri della Chiesa interpretano la Tradizione, trasmettono cioè il Vangelo al popolο e il popolο giudica se questa interpretazione che gli viene trasmessa è autentica ο nο. Questo significa che tutti quelli che interpretano il Vangelo non possono mai ignorare il popolο, perché il popolο di Dio nel suo complesso è portatore della Tradizione. Così quelli che insegnano e quelli a cui si insegna, gerarchia e popolο, costituiscono una totalità che lavora per la conservazione della verità, per la protezione e la comprensione della Tradizione. Ciascuno dal proprio puntο di vista contribuisce alla stessa opera. La gerarclιia giudica il soggetto che riguarda la Tradizione e il popolο giudica i giudizi della gerarchia. Cioè approva i suoi insegnamenti e le sue decisioni. Quando l'Apostolo Ρaοlο scriveva ai Tessalonicesi «tenete salde le Tradizioni » (ΙΙ Tessal.2, 15) riconosceva appunto questo: il diritto che il popolο ha di conservare la Tradizione e di rifiutare ogni elemento estraneo che venga a mutare la purezza della vita della Chiesa.

L'intero corpo dei fedeli dunque compie una meravigliosa opera in custodia della genuinità della Tradizione. Con il suo istinto che proviene dall'esperienza stessa della Tradizione può constatare che cosa è contenuto nel consensus patrum et apostolorum e che cosa ne resta escluso. Questo istinto particolare del popolο di Dio che alla fine lo rende anche «difensore della Religione» non è che un frutto della stessa esperienza vissuta dagli apostoli, che i Padri e i Santi della Chiesa hanno ricevuto e vissuto e che viene conservata vivente in ogni momento della storia della Chiesa. Così è l'identità dell'esperienza che assicura la fedeltà alla Tradizione. Durante il passare dei secoli la Chiesa predica e vive sempre lo stesso Vangelo, la stessa verità. Ε sicuramente questa verità non e un' idea, un concetto, ma una persona concreta, la persona teandrica del Cristo (Giov.14, 6). Cristo dunque «ieri e oggi e nei secoli» (Ebr.13, 8) e lο Spirito Santo vivificando i fedeli assicurano l' unita della vita. Cosi l'esperienza del fedele popοlο di Dio oggi non e di un ordine diverso dall'esperienza dei santi e degli apostoli. Ε questa stessa esperienza del popοlο di Dio e appunto in ultima analisi la fedeltà alla Tradizione.

Ε' evidente che quando parliamo di fedeltà alla Tradizione non priviamo la Chicsa del diritto, né contestiamo il suo obbligo di esprimersi in un modo nuovo, adattando alle necessità di ogni epoca il solo ed unico messaggio evangelico. Αl contrario invece, molte volte la fedelta alla Tradizione impone di svincolarci da schemi e forme del passato. Ιn questo senso la fedeltà alla Tradizione non ha mai impedito che i Padri della Chiesa esprimessero con una nuova terminologia e in modo diverso ciò che la Chiesa aveva già vissuto fin dall' inizio della sua esistenza. Cosicchè ciò che i Padri e i Concili Ecumenici avevano dichiarato in anni successivi, poiché appunto provenivano dalla stessa completezza universale, sono di eguale valore ed autenticità di ciò che già era stato detto fin dall'inizio.


TRADIZIONE Ε TRADIZIONI

Α questo punto è necessario ricordare la distinzione tra Tradizione e tradizioni. Ciò che abbiamo detto fin qui aveva come presupposto questa distinzione. Le tradizioni umane non dovrebbero essere confuse con la completezza universale della vita della Chiesa, con la Tradizione cristiana. In antitesi a questa Tradizione unica che costituisce la coscienza e l' identita della Chiesa attraverso i secoli, le tradizioni sono opera dell'uomo; νannο e vengono, cambiano e si completano, vengono rifiutate ο conservate a seconda del clima spirituale prevalente. Queste tradizioni possono essere utili, positive e creative, possono però anche essere senza senso ο essere il risultato della fallibilità dell' uomo. Ροssοιιο aiutare a comprendere la Tradizione, ma possono anche diventare un ostacolo insormontabile per avvicinare il messaggio cristiano.

Quando dunque parliamo di Tradizione non intendiamo tutti quegli elementi umani che si incontrano nella Chiesa storica, ma l' unico e solo deposito della fede che esiste nella Chiesa, e per il quale la Chiesa è «pilastro e fondamento della verità» (Ι Τim. 3, 15). La Commissione Dogmatica mista istituita dal Patriarca Ecumenico e dall' Arcivescovo di Canterbury per consultarsi sui punti in accordo e in disaccordo tra la Chiesa Anglicana e le Chiese Ortodosse Orientali (1930) ha fatto la seguente dichiarazione: «Siamo d'accordo che per sacra Tradizione intendiamo le verità che provengono da Nostro Signore e dagli Apostoli attraverso i Padri, verità che sono state confessate all' unanimità e in modo continuativo nella Chiesa indivisa e che vengono insegnate dalla Chiesa con la guida dello Spirito Santo».

«Tutto quanto è necessario alla salvezza si basa sulla Sacra Scrittura come questa viene completata, spiegata, interpretata e intesa nella sacra Tradizione, con la guida dello Spirito Santo che risieda nella Chiesa».

« Siamo d' accordo che niente di quanto è contenuto nella Tradizione e contrario alla Scrittura. Anche se Tradizione e Scrittura possono lοgicamente essere definite e distinte l' una dall'altra, non possono però venir separate tra loro neanche dalla Chiesa».(10)


SCRITTURA Ε TRADIZIONE

Ε' necessario esaminare ora qui brevemente il tema Scrittura e Tradizione. Generalmente Scrittura e Tradizione non deνοnο venir separate ma neanche confuse (« anche se possono logicamenιte essere definite e distinte, non devono però venir separate tra loro neanche dalla Chiesa» ). Scrittura e Tradizione costituiscono un insieme indissolubίle, l'una contiene l'altra. Ο se vogliamo essere più precisi la Scrittura è contenιιta nella Tradizione. Ρaοlο lo dice chiaramente ai Tessalonicesi: «fratelli, state saldi, e tenete ferme le Tradizioni sia quelle che avete ricevuto oralmente sia a mezzo della nostra lettera» (ΙΙ Tessal. 2,15). La Tradizione viene incanalata nella Chiesa attraverso la parola e attraverso la scrittura. Νοn esiste qui un rapporto di superiorità, ο di subordinazione. La parola proferita e la Scrittura si trovano in un accordo reciproco, si completano e confermano a vicenda. Come dice Basilio il Grande, «tutte due hanno egual forza nella devozione» (11). Ε San Giovanni Crisostomo aggiungerà «non hanno trasmesso tuttο con le lettere, ma molte cose non sono state scritte. Sia le une che le altre pero sono egualmente degne di fede. Di modo che noi consideriamo la Tradizione della Chiesa degna di fede. La Tradizione non è nient' altro che questo». (12)

Nel Cristianesimo Occidentale la distinzione tra Scrittura e Tradizione fu accentuata maggiormente. Così ο queste vengono considerate «due fonti della Rivelazione» (Roma) ο la Tradizione viene rifiutata completamente perchè si venga a creare il concetto di sola scripturα (Riforma). Ιn sostanza tra Roma e la Riforma non esiste una differenza su questo punto. Ε nei due casi viene data enfasi alla distinzione tra Scrittura e Tradizione. Roma vede la Scrittura e la Tradizione come due fonti della fede, mentre i Riformisti optano solo per la Scrittura. Ιn tutti e due i casi c'è il presupposto che la Scrittura e la Tradizione sono cose diverse.

Con questa considerazione che alla fine riduce il rapporto spirituale della Scrittura e della Tradizione ad un rapporto legale (ad un rapporto cioè di eguaglianza ο di superiorità), l'Oriente confronta la propria opinione che si basa sul principio che Scrittura e Tradizione coesistono nella Chiesa. La Chiesa guidata dallo Spirito Santo comprende la Scrittura (che è composta con l'ispirazione dello Spirito Santo stesso) alla luce della Tradizione (che è pure opera dello Spirito Santo).


CHIESA, SCRITTURA Ε TRADIZIONE

In altre parole la Tradizione e la Scrittura interpretata dalla Chiesa. Come la Chiesa concepisce la Scrittura alla luce della Tradizione, cosi concepisce anche la Tradizione alla luce della Scrittura: La Tradizione e ricolma di Scrittura; perciò anche la Teologia, la Teologia cioè dei Padri dei Concili, non è nient' altro che la Teologia Biblica.

Scrittura e Tradizione sono comprese l' una nell'altra e coesistono. Ε tutte due si trovano fermamente unite alla Chiesa. La Scrittura nasce nella Chiesa e per la Chiesa, e la Tradizione porta fin dall'inizio il suggello della Chiesa. La Chiesa è lo spazio nel quale la Scrittura e la Tradizione sono contenute e nel quale si manifestano. Così Scrittura, Tradizione e Chiesa vengono a trovarsi in un rapporto interiore, in una coesistenza armonica, in un completamento ed accordo reciproco. Scrittura e Tradizione come realtà carismaticlιe rivelatrici sono contenute nella Chiesa che è anch'essa una realtà carismatica rivelatrice.

Tutti quelli che tengono separate la sacra Scrittura, la Tradizione e la Chiesa arrivano alla falsa conclusione ο che la Scrittura è superiore alla Chiesa e alla Tradizione, ο che la Chiesa è superiore alla Scrittura. La prima opinione è stata espressa dai teologi Protestanti, mentre la seconda dalla Teologia Cattolico-Romana. Questa esagerazione porta ad un' alterazione del concetto di Clιiesa, a sottovalutarla ο a sopravalutarla. Mettendo però la Bibbia al di sopra della Chiesa noi distruggiamo l'equilibrio, corrompiamo la sua posizione canonica, facciamo il primo passo verso una teologia individualistica, al di fuori della Chiesa. Dall' altro latο l'idea che la Chiesa sia superiore alla Sacra Scrittura porta alla concezione che la Chiesa può attingere da se stessa ogni dogma. Solo se noi accettiamo che la Chiesa e la Scrittura non sono né separate né confuse tra loro, essendo unite senza mai amalgamarsi, comprenderemo che la Chiesa è la sola adatta a trovare il vero significato della sacra Scrittura, come il Figlio e il solo capace di capire le parole del Padre. (13)




NOTE

1. Gregorio di Nissa, in Canticum Canticorum, ed. Η. Langcrbeck, pp. 384, 386 (PG 44.1049 BC, 1052Α).

2. Dalla divina liturgia di San Giovanni Crisostomo.

3. Μ. Farantos, «Realtà ortodossa e contemporanea ». Kinonia (1977), p. 32.

4. Ibid.

5. G. Florovsky, « Sobornost: la cattolicità della Chiesa» in La Chiesa di Dio, Un Simposio anglo-russo ed. Ε.Ι. Mascall (Londra 1934) pp. 64-5.

6. G.Karmiris, Ι documenti dogmatici e simbolici della Chiesa Cαttolica Ortodossa 11 (Graz 1968), p. 835.

7. Ibid. p. 1002.

8. Ibid. p. 1003.

9. Ibid. p. 1000.

10. Lambeth Occasional Reports 1931 - 8 (Londra 1948), pp. 52-3.

11. De Spiritu Sαnctο, PG 32, 188 e segg.

12. Hom. 4,2 in 2 Thess. ed. B. de Montfaucon, 11.532 B.

13. C. Scouteris, « La sacra Scrittura e il Cοncilio» Sobornost 7:2 (1975) pp.. 112-13. Vedi anche D. Staniloae «La sacra Scrittura in relazione alla Chiesa e alla Tradizione», Il Verbo υiυente. Un Simposio spirituale sullα sacrα Scrittura (Atene 1970) p. 83.

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