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Pietro VII Papa e Patriarca di Alessandria e di tutta l’Africa

Cristianesimo e Islam in dialogo

Relazione al XII Convegno Internazionale "Uomini e Religioni" 31 Agosto 1998

Tradotto dal greco in italiano da Joaquín Cortés Belenguer JOAQUINCORTESB@terra.es


Il dialogo del Cristianesimo con l’Islam, potremmo affermare, che nasce dalla stessa essenza del Cristianesimo, che è specialmente la religione del dialogo. È proprio Dio nell’Antico Testamento, da Dio Creatore, a dialogare con l’uomo (Genesi 1:28, 17:1-2, Esodo 3:4-6) e a rivelargli l’unicità della Sua esistenza divina (Deuteronomio 6:4) ed è proprio Dio, nel Nuovo Testamento, nella persona della Parola di Dio incarnata a scoprirsi al mondo (Giovanni 1:14) e a invitarlo al pentimento (Marco 1:15) e alla salvezza (Giovanni 1:13-19).

Tra le due religioni esistono differenze basilari e sostanziali, che non possiamo tralasciare, ma nel contempo ci troviamo molti punti in comune sui quali possiamo conversare. Argomenti come quelli riguardanti l’uomo e il mondo, e specialmente questioni sulla vita pratica e quotidiana, possono inquadrare benissimo il dialogo tra Cristianesimo e Islam. D’altronde, la coesistenza delle due religioni sullo stesso spazio geografico sin dal settimo secolo dopo Cristo, tanto in Medio Oriente quanto nel Nord Africa, dovrà ispirare il rispetto reciproco e l’accettazione pacifica delle convinzioni religiose da parte dei fedeli di entrambe le religioni.

Il Cristianesimo attraverso il dialogo mira a conoscere l’Islam, la sua dottrina, la sua storia e le sue tradizioni, sempre dal punto di vista della verità, dell’amore sincero e del rispetto. Oggigiorno, più di ogni altra epoca, ognuna delle religioni prova il bisogno interno di mettere in risalto l’autentica autocoscienza attraverso il mondo moderno. L’intesa e collaborazione interreligiosa contribuiscono in modo sostanziale in primo luogo, alla cancellazione del fanatismo religioso, che è una condizione malsana dell’individuo religioso. E in secondo luogo, alla riconciliazione dei popoli e alla preminenza degli ideali della libertà e della pace nel mondo moderno. La collaborazione di entrambe le religioni nei problemi odierni è un aiuto per la coesistenza pacifica e per la vicendevole comprensione.

Tutt’e due le religioni sono per i loro fedeli fonti indipendenti dalle quali attingono quella forza interiore per osservare e sviluppare una vita spirituale. Fondandosi su questo principio, ognuna delle religioni rivendica l’autosufficienza per far fronte a qualsiasi problema teorico o pratico dei loro fedeli.

Le diverse discriminazioni razziali e religiose contro l’una o l’altra comunità religiosa, purtroppo, eccittano molte volte gli spiriti ed evocano ricordi dolorosi del passato e fanno sì che entrambe siano pervase da serie riserve sulla possibilità di un avvicinamento o di una convivenza pacifica tra cristiani e musulmani.

Il fanatismo religioso può causare soltanto problemi sociali e religiosi a un popolo dominato da quello. I confronti e conflitti religiosi sono il frutto di questo fenomeno religioso malsano. Il mondo cristiano e quello musulmano devono dirigere la propria attenzione verso il futuro, fino a poter incarnare la visione della pace di Dio sulla terra.

Uno, quindi, si domanda, quale sia quell’elemento che manca perché, benché la coesistenza pacifica dei fedeli di entrambe le religioni sia possibile per grandi periodi di tempo, basta qualsiasi tensione politica occasionale per far scoppiare improvvisamente l’intolleranza religiosa? È proprio su quel punto che il dialogo tra Cristianesimo e Islam può avere la possibilità di aiutare, cioè nel portare la pace del cielo sulla terra, con lo scopo di salvaguardare la sacralità della vita e la dignità della persona umana. Le religioni non impongono la pace, bensì mettono in risalto l’uomo della pace mediante l’adeguamento delle loro missioni alle esigenze dei tempi.

Promettente e fruttuoso sarà il dialogo che si baserà non soltanto su questioni teologiche ma anche su argomenti che riguardano la comunità universale. La laicizzazione, la società impersonale, la distruzione dell’ambiente naturale, la giustizia e la pace internazionali, la fame, la povertà, la minaccia nucleare, ecc. sono dei temi che toccano l’anima dell’uomo addolorato dei nostri giorni. Il mondo è ormai stanco di schermaglie religiose.

Non possiamo dimenticare che molte Chiese locali, come i tre antichi Patriarcati Greco-ortodossi di Oriente (Costantinopoli, Alessandria e Antiochia) vivono pure oggi dentro del mondo islamico. Lì gli ortodossi coesistono di regola chiedendo il dialogo. Qualsiasi dialogo presuppone libertà, uguaglianza nella misurazione teorica, condizioni che di regola esistono.

Nel cristianesimo orientale si osserva un atteggiamento di rispetto nei confronti delle esperienze religiose degli altri uomini, una tolleranza e comprensione. Convinzione teologica fondamentale era che la “vocazione” e la “sete di Dio” guidano tutti gli uomini. L’uomo pure dopo la sua caduta rimane destinatario della presenza divina. L’Apostolo Paolo proclamò dicendo: "E creò il genere umano da un sangue perché abitasse sulla faccia della terra, . . . , perché cercassero il Signore, forse a tastoni lo trovassero, anche se non è lontano da ognuno di noi". Le esperienze religiose, dunque, non rappresentano soltanto un movimento persistente dell’uomo verso la realtà suprema, ma anche un assorbimento dei raggi dell’irradiazione divina in questo mondo.

Per il Patriarcato Greco-ortodosso di Alessandria, che per tredici secoli vive nell’ospitale Egitto, il dialogo con il mondo islamico ha un’importanza particolare e vitale. L’Islam è il nostro vicino immediato e il Patriarcato ne è consapevole. Alessandria, il posto nel quale venne fondato l’antico Patriarcato dall’Apostolo ed Evangelista Marco non è estranea a Occidente e a Oriente, poiché è uno spazio greco attraverso il quale conversero la civiltà greca e i pensieri teologici dei Padri della Chiesa. L’incontro, quindi, la coesistenza, e la sintesi creativa del secondo Patriarcato con le civiltà di Oriente risale profondamente al passato.

Certo, per secoli un pezzo vivace dell’Ortodossia è vissuto con molteplici esperienze dentro della regione dominata dall’Islam ma non molte volte come un membro di uguali diritti. Tuttavia, malgrado le condizioni storiche a volte sfavorevoli, i confronti e gli equivoci, i legami non hanno mai cessato di esistere sin dall’inizio. Quindi questa fertile società spirituale tra il mondo greco e quello arabo, tra la civiltà cristiana e quella musulmana, è un dialogo di secoli che ha illuminato e aiutato i popoli di Oriente e Occidente.

Di conseguenza il dialogo è una necessità e l’unica soluzione alternativa accettabile per l’avvicinamento di ambedue le religioni. Abbiamo il desiderio comune di mettere da parte i tanti equivoci e pregiudizi, che aggravano fino ai giorni nostri la loro storia comune. Occorre coltivare la fiducia mutua, per rendere possibile la comprensione più profonda e il progressivo avvicinamento delle parti. Il superamento di un passato e di un presente pieni di estraneazione, confronto, ostilità e odio è ritenuto indispensabile. I responsabili del dialogo devono perseguire tentativi comuni per la soluzione dei problemi comuni del nostro mondo, la ricostruzione di una società umana, giusta e fraterna.

Consapevoli della responsabilità comune, cristiani e musulmani hanno l’obbligo di rispettare le convinzioni religiose di ciascuno e di superare la loro rivalità. Devono perseguire la solidarietà tra di loro e contribuire a risolvere i problemi del mondo, che è lo spazio comune di tutti i popoli della terra nella quale siamo chiamati per adorare l’Unico Dio Vero.

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