Panagiotis Christou
L’insegnamento di san Basilio sul Santo Spirito
Π. Κ Χρήστου, Θεολογικά Μελετήματα 2,
Γραμματεία του Δ' αιώνος, Θεσσαλονίκη, 1975
3. Il doppio aspetto della dottrina del Santo Spirito
Ogni realtà concernente Dio è irraggiungibile, è fuori dalla portata dello spirito umano. In effetti Dio partecipa ad una sfera d'esistenza nella quale l'uomo non può penetrare. Ogni conoscenza religiosa sarebbe stata impossibile senza averne avuto rivelazione. San Basilio rifiuta i principi fondamentali dell'insegnamento dei pneumatomachi e degli ariani, l'impossibilità naturale per Dio di entrare nella sfera umana, attraverso alcune distinzioni che giocheranno un importante ruolo nelle discussioni teologiche di dieci secoli più tardi. Se l'uomo, in quanto tale, non può entrare nel dominio divino, Dio può entrare nel dominio del mondo che è la sua creazione. Dio vi penetra attraverso la sua rivelazione, manifestazione della propria persona nel mondo, attraverso le sue energie. Se ignoriamo Dio nella sua inaccessibile essenza lo conosciamo attraverso le sue energie che discendono fino a noi (22). Le energie sentite dal nostro senso spirituale, contribuiscono alla formazione d'una sorta di conoscenza empirica riguardo le ipostasi della Trinità.
Così la dottrina dello Spirito Santo può rapportarsi sia alla sua esistenza eterna, sia alla sua attività nel mondo: nel primo caso, lo Spirito è situato a fianco del Padre e del Figlio; nel secondo è anche con gli uomini: "Quando consideriamo lo Spirito lo vediamo esaltato con il Padre e il Figlio, quando invochiamo la grazia comunicata ai suoi partecipanti, vediamo che lo Spirito Santo è in noi" (23). Per queste ragioni le preposizioni sun (con) e en (in) sono intercambiabili; così le formule dossolgiche sono entrambe corrette: la simmetrica esprime il posto dello Spirito nella Trinità e l'asimmetrica esprime la sua attività nell'economia divina.
Nella sua teologia sullo Spirito, san Basilio - come Atanasio nella sua teologia sul Figlio - parte da questo secondo aspetto. Dove possiamo situare lo Spirito? Gli eretici hanno seguito lo schema "ingenerato, generato, creato". Ma san Basilio rifiuta tale schema affermando che tali categorie non si applicano allo Spirito poiché egli è lo "Spirito Santo", un nome che esprime ogni cosa. Esiste una linea di separazione tra Dio e la creazione, e lo Spirito è in una delle due zone: "Nelle coppie di nomi Dio-creazione, signoria-schiavitù, energia santificante ed esseri santificati, da qual lato bisogna porre lo Spirito" (24). È certamente impossibile a colui che santifica e a colui che ha bisogno d'essere santificato, a colui che insegna e a colui che viene istruito, a colui che rivela e a colui che ha bisogno di una rivelazione, avere un'identica natura (25). La creazione è schiava, al punto che lo Spirito libera la personalità umana e la rende perfetta; non lo si può dunque concepire che di natura divina. La santificazione e la perfezione non può essere concepita attraverso dei mezzi creati.
Nel movimento esicasta del XIV secolo incontriamo ulteriormente gli stessi argomenti, questa volta più sviluppati. Gli esicasti contestano la possibilità d'una rigenerazione e d'una deificazione dell'uomo attraverso mezzi creati, li attribuiscono all'energia increata e naturale del solo Spirito.
NOTE
* Pubblicato in Etudes Patristiques: Le traité sur le Saint Ésprit de Saint Basile, Verbum Caro vol. XXII (n. 88), pp. 158-171.
22. Epist. 234, 1; PG 32, 869. Loeb, 3, p. 370-2.
23. De Spir. Sancto, Cap. 26, 63; PG; 32, 184.
24. Contra Eun. 3, 2; PG 29, 660.
25. Ibid. 3, 6; PG 29, 668.
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