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Panagiotis Christou

L’insegnamento di san Basilio sul Santo Spirito

Π. Κ Χρήστου, Θεολογικά Μελετήματα 2,
Γραμματεία του Δ' αιώνος, Θεσσαλονίκη, 1975




2. Le fonti di san Basilio riguardanti la dottrina dello Spirito Santo

Sul versante ortodosso, i primi che hanno affrontato il problema riguardante lo Spirito Santo, in maniera specifica durante questo periodo, sono Atanasio il Grande e Didimo il Cieco. Gli scritti autentici di Didimo su questo problema apparvero più tardi dell'anno 360 e, di conseguenza, tennero conto delle sette pneumatomache più tardive. Comunque, pure se si sono diffusi dopo il 381, comportano probabilmente argomenti che egli ha insegnato abbastanza presto alla scuola teologica di Alessandria. Sia Gregorio il Teologo sia Basilio il Grande probabilmente conoscevano le sue opinioni sullo Spirito prima della pubblicazione dei suoi scritti perché verosimilmente ne avevano seguito i corsi. Ciò spiega in parte la similitudine delle loro dimostrazioni in rapporto alle prove del loro maestro alessandrino.
Basilio ha dedicato a questo problema uno scritto particolare: De Spiritu Sancto ad Amphilochium, nel quale giustifica la forma simmetrica della dossologia (Gloria al Padre e al Figlio e al Santo Spirito) impiegata correntemente con la formula asimmetrica dominante (Gloria al Padre, per il Figlio nel Santo Spirito) e presenta un insegnamento d'insieme sullo Spirito. La dottrina di Basilio è ugualmente completata da quanto dice nel terzo libro della sua opera Contro Eunomio, nel trattato Contra Sabellium, Arium et Anomoium e in alcune delle sue Lettere.
Come tutti gli ortodossi, Basilio è stato accusato dagli eretici d'essere un innovatore perché riconosceva la divinità dello Spirito. Inoltre è stato violentemente accusato d'introdurre una nuova forma simmetrica di dossologia. Difendendosi da quest'accusa, Basilio è stato assolutamente sincero, dal momento che era perfettamente certo che la sua pneumatologia discendeva direttamente dalla tradizione e dalla vita della Chiesa: "Come potrei essere un innovatore, un creatore di nuove formule, dal momento che cito quali autori e campioni della Parola, nazioni intere, città, usi che risalgono prima di ogni memoria umana, uomini che sono stati pilastri della Chiesa e che sono stati illustrati per la loro conoscenza e la loro potenza spirituale?" (5).
Nel Nuovo Testamento, Basilio non trovò solo la formula battesimale trinitaria nella quale la personalità e la divinità dello Spirito erano liberamente significate - perché poste a fianco delle formule paoline che trattano sullo Spirito (6) -, trovò anche nomi come "paraclito, santo, unto, Signore, Dio" che testimoniavano la comunione (7) con Dio e le energie dello Spirito non convenienti che a Dio come, ad esempio, la conoscenza delle profondità divine (8).
Basilio non si accontenta della semplice citazione della Scrittura poiché anche i suoi avversari ne invocavano l'autorità. Ora, più che a qualsiasi epoca, s'imponeva la difesa d'una dottrina attraverso il richiamo alla tradizione. Precedentemente le discussioni dogmatiche erano limitate al Padre e al Figlio attorno ai quali esistevano abbondanti testimonianze scritturistiche. Quando l'interesse si concentrò sullo Spirito, le testimonianze bibliche erano insufficienti.
Dopo Basilio tutta la tradizione della Chiesa, che ha uguale valore della Scrittura poiché ne esprime lo spirito (9), esplicita la divinità dello Spirito: "Non separate lo Spirito Santo dal Padre e dal Figlio; riverite la tradizione. È in questa maniera che il Signore ha insegnato, che gli apostoli hanno predicato, che i Padri hanno conservato e i martiri confermato" (10). Tra i Padri, Basilio menziona il nome d'Ireneo, di Clemente d'Alessandria, d'Origene, di Gregorio il Taumaturgo e d' "Atenogene" come testimoni della tradizione kerigmatica conosciuta a riguardo della dottrina del Santo Spirito quale persona divina (11).
Comunque Basilio insiste maggiormente sulla tradizione dogmatica non scritta. Secondo la sua visione, che coincide in gran parte con il punto di vista dell'antica scuola alessandrina, gli apostoli e i Padri hanno conservato una parte della verità nascosta nei sacramenti e nei riti in generale: "Il dogma è una cosa, il kerygma un'altra. Se il primo è conservato nel silenzio, il secondo è proclamato" (12).
Il kerygma contenuto nelle Scritture e negli scritti dei Padri è trasmesso ai membri della Chiesa e a coloro che ne sono all'esterno attraverso la predicazione. Il dogma non contraddice il kerygma: ne dona l'interpretazione e un'intelligenza più profonda ma non è formulato. È un'esperienza vivente delle verità della fede nella vita generale e in quella sacramentale della Chiesa. Compreso in questo modo, il dogma non fa parte d'una tradizione segreta, nascosta alla gran massa dei fedeli poiché è la proprietà comune di tutti coloro che partecipano alla vita della Chiesa -, anche se vi fosse una certa dissimulazione attraverso i secoli, dissimulazione accentuata dalla lettura segreta delle preghiere liturgiche e dall'erezione dell'iconostasi per nascondere la santa tavola. In ogni caso, le Scritture, l'insegnamento dei Padri, la confessione della fede, i sacramenti e il culto in generale, costituiscono parti legate tra loro delle quali ogni formulazione su uno specifico soggetto deve tenere conto; "noi dobbiamo essere battezzati e glorificare il Padre, il Figlio e il Santo Spirito, come lo crediamo" (13). Per la prima volta, il culto d'adorazione che si svolge in un luogo difeso diviene un mezzo di difesa.
Esistono due mezzi per condurci alla salvezza: la fede e il battesimo. Il primo è attestato dalla confessione che faceva il battezzato nella quale si unisce il Padre, il Figlio e il Santo Spirito (14) e che è giustamente l'antenato della dossologia trinitaria simmetrica (15). Coloro che negano lo Spirito trasgrediscono naturalmente ogni confessione di fede perché ogni battezzato deve o assumere la fede intera o rinunciare al nome di cristiano (16). Il secondo mezzo di salvezza, il battesimo, è ugualmente donato nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo (17). Il battesimo persegue due fini: la morte del corpo del peccato, compiuta con l'immersione e la ricezione della nuova vita suscitata dallo Spirito di vita (18). Coloro che separano lo Spirito dal Padre e dal Figlio rendono, da una parte, il battesimo incompleto e, dall'altra, fanno della confessione di fede una realtà inadeguata (19). È sicuramente impossibile essere battezzati allo stesso tempo nel nome di due esseri divini e d'un essere creato (20).
Da questi passi emerge chiaramente che Basilio attribuiva una grande importanza all'esperienza pneumatologica del cristiano. Quest'esperienza comincia con la partecipazione del cristiano al sacramento del battesimo. I bisogni spirituali dei cristiani esigono la divinità dello Spirito e la loro esperienza lo conferma. Se lo Spirito fosse una creatura, la dottrina della Trinità e la possibilità d'una deificazione dell'uomo sarebbero distrutti. Ne conseguirebbe l'affondamento di tutta la struttura della Chiesa. È perciò che Gregorio il Teologo esclama: "Se il Santo Spirito non è Dio che lo divenga e che in seguito mi deifichi come suo eguale!" (21).





NOTE

* Pubblicato in Etudes Patristiques: Le traité sur le Saint Ésprit de Saint Basile, Verbum Caro vol. XXII (n. 88), pp. 158-171.

6. 2 Cor. 13, 13. Cap. 25, 59; PG 32. 177.

7. Contra Eun. 3, 3. PG 29, 661.De Spir, Sancto 24, 52; PG 32, 164.

8. Cap. 24, 56; PG 32, 172.

9. Cap. 7, 16; PG 32, 93.

10. Contra Sab. et Ar. et Anom. 6; PG 31, 612 B.

11. De Spir. Sancto, Cap. 29, 72; PG 32, 201-208.

12. Cap. 27, 66; PG 32, 189.

13. Epist. 125, 3; PG 32, 549.

14. De Spir. Sancto, Cap. 10, 26; PG 32, 113.

15 Cap. 27, 68; PG 32, 193.

16. Cap. 11, 27; PG 32, 113-116.

17. Cap. 12, 28; PG 32, 117.

18. Cap. 15, 35; PG 32, 129.

19. Contra Sab. et Ar. et Anom. 5; PG 31, 609.

20. Epist. 125, 3; ΡG 32, 549.

21. Sermo 34, 12; ΡG 36, 252.

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