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Panagiotis Christou

L’insegnamento di san Basilio sul Santo Spirito

Π. Κ Χρήστου, Θεολογικά Μελετήματα 2,
Γραμματεία του Δ' αιώνος, Θεσσαλονίκη, 1975




1. I pneumatomachi

Durante la prima fase della controversia ariana i teologi si erano esclusivamente preoccupati del problema della situazione del Figlio nella Trinità. Benché fosse evidente che, negando la divinità della natura del Figlio, gli ariani a maggior ragione avrebbero negato la divinità dello Spirito, gli aderenti al dogma di Nicea presero la risoluzione di combattere lungo il fronte in cui l’attacco era più grave. La pneumatomachia fece la sua apparizione quando si distinsero tra gli ariani gruppi di varia tendenza; particolarmente quando alcuni di loro cominciarono ad ammettere la divinità del Figlio, come la formula homoousios, ma in tutti i suoi significati.
Verso il 360 apparvero i primi pneumatomachi: i tropicisti d’Egitto e gli anomei dell’Asia minore. Quest’ultimi avevano una modesta opinione riguardo al Figlio e allo Spirito. Nel 370 gli irriducibili pneumatomachi si allearono in una particolare fazione diretta da Eustazio di Sebaste il quale riunì gli omeani e gli omeousiani. Sono costoro che vengono propriamente detti pneumatomachi dal momento che, in confronto agli anomeani avevano un concetto più elevato del Figlio.
San Basilio tendeva a supporre che i pneumatomachi, quando cercavano di diminuire l’eminente posizione dello Spirito, fossero condotti da presupposti logici. In realtà la loro maniera di pensare era determinata da diverse motivazioni.
Prima di tutto, l'assenza d'una esplicita menzione sulla divinità dello Spirito nella Bibbia infonde l'impressione che i partigiani della divinità dello Spirito introducessero nella Chiesa una divinità che non fosse attestata e che fosse, di conseguenza, inaccettabile. In secondo luogo, il concetto della trascendenza assoluta di Dio escludeva la divinità dello Spirito e dei suoi interventi negli uomini e nel mondo. In terzo luogo, un certo rigore logico vuole che se anche lo Spirito è Dio, si affonda nel triteismo.
Coloro che negavano la divinità dello Spirito avrebbero potuto rispondere alla domanda: "Cos'è esattamente lo Spirito?" allo stesso modo dei monarchiani dinamici per i quali lo Spirito non è una persona ma semplicemente una potenza (dynamis). San Basilio non si è confrontato con questa risposta. Inoltre essi avrebbero potuto pure rispondere che lo Spirito è una persona ma non divina. Chi risponde in tal modo parte dal principio che gli esseri esistono sia come ingenerati, come Dio, sia come generati, come il Figlio, sia infine come creature. Lo Spirito non appartenendo né alla prima né alla seconda di queste categorie, è necessariamente posto tra le creature. Tuttavia costoro, per fronteggiare le obiezioni degli ortodossi, hanno trovato una posizione tra Dio e le creature in modo da porre lo Spirito al livello d'un essere semidivino (1). Detto diversamente, lo Spirito non è un servitore, come nel caso degli esseri creati, non è neppure un signore com'è Dio. È, piuttosto, una terza realtà indipendente (2).
Essi hanno formulato quest'opinione teologicamente e liturgicamente assegnando al Padre, come creatore, il ex hou (dal quale), al Figlio come servitore il di' hou (per il quale) e allo Spirito in quanto contiene in se stesso il tempo e lo spazio, il en hô (nel quale) (3).
Un terzo gruppo, senza considerare lo Spirito come Dio, lo caratterizza come divino subordinandolo e ponendolo al terzo posto dopo il Padre e il Figlio (4).





NOTE

* Pubblicato in Etudes Patristiques: Le traité sur le Saint Ésprit de Saint Basile, Verbum Caro vol. XXII (n. 88), pp. 158-171.

1. SOCRATE, Hist. eccl., 2, 45; PG 67, 360.

2. De Spir. Sancto, Cap. 20, 5l; PG 32, 161.

3. Cap. 2, 4; PGf 32, 73.

4. Cap. 6, 13; PG 32, 88.

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